01/09/2005  Eventi catastrofici e aumento della temperatura degli oceani

Sono ancora sotto i nostri occhi gli effetti devastanti dello Tsunami del mese di dicembre 2004 che la furia di madre natura sembra ancora accanirsi nei confronti delle popolazioni più indifese (anche se questa volta non si tratta del povero sud-est asiatico ma dei ricchi Stati Uniti). Anche questa nuova catastrofe poteva essere prevista, almeno a sentire gli esperti dell'Earth Institute della Columbia University di New York che già da tempo avevano messo in guardia contro i pericoli di quella zona, continuamente minacciata di allagamento dall'oceano, dal Missisipi e dal lago Pontchartrain. Sotto accusa è inevitabilmente il riscaldamento dell'acqua degli oceani. Katrina, l'ultima creatura dei grandi uragani, conferma la tendenza crescente di questo fenomeno: tra il 1970 e il 1994 si sono formati in media ogni anno nell'Atlantico cinque uragani di cui tre di forza paragonabile a Katrina; tra il 1995 e il 2003 la media è salita a otto. L'anno scorso solo nel mese di agosto, la Florida è stata investita da quattro grandi vortici. Tra i ricercatori è convinzione prevalente che l'aumento del numero e della potenza degli uragani sia correlata all'aumento della temperatura dell'atmosfera (dovuta all'effetto serra) e al riscaldamneto della superficie degli oceani. Gli uragani atlantici nascono vicino alle coste equatoriali dell'Africa dove la differenza di temperatura superficiale e profonda degli oceani è massima, e così anche l'evaporazione, che crea quella massa di umidità tale da innescare correnti ascensionali che successivamente si trasformano in rotatorie, generate da pressioni atmosferiche differenti, e in grado di imprigionare energia climatica che si sprigiona poi con venti a 200 chilometri orari. L'effetto serra di origine antropiche (emissioni di gas con potere di effetto serra da impianti industriali, da riscaldamento urbano,da trasporto terrestre e aereo) ha notevolmente contribuito all'aggravarsi della situazione. Tuttavia vorrei fornire una visuale diversa partendo da una semplice considerazione: la storia evolutiva del pianeta Terra non si misura in decine ma in milioni di anni. Dobbiamo entrare nell'ottica che la civiltà umana non è che una realtà transitoria della storia del pianeta, che continua i propi cicli evolutivi senza considerare minimamente le nostre esigenze.Trovo interessante la teoria secondo la quale l'uragano sarebbe un mezzo naturale che la natura produce per rimescolare gli oceani per riportare in equilibrio la temperatura tra la sua superficie e il suo fondo; più differenza c'è più forti e ripetuti sono i fenomeni. L'uomo è si responsabile dell'aumento della temperatura media della Terra, causata soprattutto dall'accresciuta produzione industriale , ma prima di additare gli Stati Uniti come principali co-responsabili del disastro, adducendo motivazioni quali la non sottoscrizione del famigerato protocollo di Kyoto, penso sia doveroso domandarci il motivo per cui una città come New Orleans possa essere costruita in una simile zona esposta a innumerevoli pericoli atmosferici. In origine, per i primi abitanti di New Oleans, ha avuto senso insediarsi in un territorio dove la confluenza di fiumi e oceano forniva un ottimo accesso alle zone interne del Nord e un'opportunità importante dal punto di vista economico. Così facendo, negli anni si è sviluppata una città molto popolosa sotto il livello del mare ( in alcuni punti si arriva a toccare quota - 1 metro e mezzo) e stretta nella morsa delle acque del Missisipi da una parte e del lago Pontchartrain dall'altra che a sua volta è normalmente 30 cm al di sopra del livello del mare; appare evidente come le acque spinte dalle raffiche di vento fino a 180 km/h abbiano rotto con facilità gli argini di protezione e si siano riversate in quel grosso invaso che risulta essere la città a causa della sua orografia. Inoltre, nel Ventesimo secolo, il Genio Militare degli Stati Uniti costruì un intero sistema di argini e pompe per tenere il Missisipi artificialmente in un letto predefinito; tale pratica ha impedito il processo naturale delle piene del fiume, che servono a portare nuova terra agli argini e implementare il suolo, almeno a livello dell'oceano. Grazie a questo la terra su cui si basa la città ha continuato a spofondare e continuerà a farlo. Condivido pienamente la teoria di molti scienziati che ritengono che sarebbe inutile ricostruire la città nella medesima zona perchè l'orizzonte temporale di vita della città è stimato in 50-100 anni. Sono consapevole che dal punto di vista sociale e politico tale realtà è impossibile da accettare ma sono altrettanto consapevole che non esiste alcuna muraglia forte abbastanza da respingere per sempre l'invasione delle acque, dato che il livello degli oceani è destinato a salire. Con questo non voglio dire che non esistono opere per mitigare eventuali allagamenti futuri, e non escludo di proporne alcuni nei prossimi interventi, ma la consapevolezza della debolezza umana nei confronti delle forze che regolano il pianeta mi sembra sia già un buon punto di partenza per qualsiasi tipo di ragionamento.

 

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